Efficienza energetica: il decalogo da seguire
L’assemblea pre Stati Generali Green Economy fa il punto sulle priorità: applicazione della nuova Direttiva sull’efficienza, più investimenti e incentivi e maggiore chiarezza normativa.
L’Italia ha bisogno di politiche di incentivazione all’efficienza energetica che garantiscano continuità, certezze e orizzonti di lungo periodo. Questo il pensiero in sintesi espresso da Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, in apertura dell’assemblea programmatica su efficienza e risparmio energetico, il secondo degli appuntamenti preparatori degli ‘Stati Generali’ della Green Economy che si svolgeranno a Rimini, il 7 e 8 novembre prossimi. L’Assemblea è stata l’occasione per discutere sui potenziali di sviluppo delle attività di risparmio ed efficienza energetica e per presentare i “dieci punti fondamentali” da cui partire per avviare una road map virtuosa.
Queste le 10 tappe della road map:
1) Incrementare e razionalizzare gli investimenti e gli incentivi. Gli investimenti nel campo dell’efficienza coinvolgono decine di migliaia di imprese nazionali e portano un beneficio complessivo dal 50 al 500% più elevato rispetto agli oneri sostenuti dallo Stato (in Germania è stato valutato un rapporto da 1 a 5 tra incentivi ed entrate).
2) Avviare un forte raccordo organizzativo tra tutte le associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza al fine di dialogare con maggiore efficacia con il Governo.
3) Tenere conto, a livello normativo e delle incentivazioni, delle sinergie tra rinnovabili ed efficienza energetica destinate a rafforzarsi in settori come la nuova edilizia ad alte prestazioni energetiche, le smart grids e le riqualificazioni edilizie.
4) Applicare la nuova Direttiva sull’efficienza energetica che prevede, tra l’altro, una road map al 2050 per la riqualificazione del parco edilizio e definisce l’obbligo di intervenire sul 3% dell’edilizia governativa ogni anno (l’edilizia pubblica spende 5 miliardi/a di energia con consumi elevatissimi). L’obiettivo del 3% potrebbe essere esteso al proprio patrimonio dalle Province e dalle Regioni più avanzate; vanno fatti partire 10 cantieri “esemplari”.
5) Definire, a partire dal 2015, per i nuovi edifici e le ristrutturazioni, nuove soglie di consumo massimo del 20% inferiori rispetto a quanto previsto dalle norme attuali per preparare il comparto dell’edilizia alla scadenza del 2021, quando tutte le nuove costruzioni dovranno essere “nearly zero energy”.
6) Garantire certezza nel tempo agli strumenti di incentivazione come le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche – ripristinando pienamente il 55% – e la prosecuzione al 2020 dei certificati bianchi, la principale arma per l’efficienza che potrà consentire un risparmio annuo, al 2020, di 11-13 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
7) Ridare forza, a partire da seri controlli, alla certificazione energetica degli edifici, uno strumento in grado di trasformare il mercato come è avvenuto per gli elettrodomestici nell’ultimo decennio.
8) Sostenere le piccole industrie non sottoposte alla Direttiva emission trading, che hanno difficoltà a identificare i vantaggi ottenibili con interventi di efficienza, attraverso incentivi per avviare Audit energetici.
9) Migliorare l’efficienza degli usi elettrici che presentano un doppio dividendo: a quello diretto si somma quello derivante dalla riduzione della necessità di costruire nuove centrali. In Europa con interventi spinti sul fronte dell’illuminazione si potrebbero risparmiare 28 miliardi ed evitare la costruzione di decine di nuove centrali.
10) Stimolare soluzioni innovative per finanziare gli interventi di efficienza (deroghe al patto di stabilità per gli enti locali che si impegnano in questo percorso, finanziamento tramite terzi, fondi di rotazione, Energy performance contract, valorizzazione Esco etc).
Fonte: Casa E Clima