Greenpeace – Bilancio rinnovabili 2013: in Italia fatturati sei miliardi
Lo studio di Althesys sulla quota di ricchezza rimasta nel nostro Paese. Nel 2030 si potrebbe arrivare a 174 miliardi con un gettito erariale di 36 miliardi
“I pannelli fotovoltaici portano i soldi solo in Cina”. “Le pale eoliche danneggiano il paesaggio e non danno lavoro”. “Le biomasse vengono tutte dall’America latina”. Queste affermazioni, ripetute per anni, hanno finito per rallentare la corsa delle rinnovabili in Italia e ci sono costate diverse migliaia di posti di lavoro. Ma sono false. Lo documenta il rapporto, realizzato da Althesys per conto di Greenpeace, che stima le ricadute economiche e occupazionali dello sviluppo delle fonti rinnovabili.
“Questo studio ha preso in considerazione solo la ricchezza mossa dalle rinnovabili e rimasto in Italia”, spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys. “Per il 2013 parliamo di sei miliardi di euro e 1,2 miliardi di introiti fiscali. La proiezione al 2030 vede la cifra del valore aggiunto salire a 135 miliardi nell’ipotesi più conservativa e 174 miliardi nell’ipotesi più spinta, con un gettito erariale rispettivamente di 28 e 36 miliardi”.
I due scenari sono quelli contenuti nel rapporto Energy [R]evolution Italia di Greenpeace: analizzano il valore aggiunto, diretto e indiretto, generato lungo la filiera dagli investimenti in energie rinnovabili in Italia. Ma che grado di affidabilità hanno queste previsioni? “Finora abbiamo sbagliato per difetto: le previsioni che avevamo fatto nel 2012 sul 2013 sono state superate dai fatti perché i costi delle rinnovabili sono scesi più del previsto”, risponde Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. “Del resto siamo in buona compagnia. Nel 2007 l’agenzia Ocse di Parigi sbagliò le previsioni al 2010 sul fotovoltaico sotto dimensionando la crescita di quattro volte. Il fatto è che lo sviluppo dell’energia pulita ha accelerazioni così veloci da sorprendere la maggior parte degli osservatori”.
Comunque i consuntivi sono più certi. E nel 2013 in Italia si sono registrate, grazie alle rinnovabili, ricadute economiche complessive per l’Italia pari a sei miliardi di euro e oltre 63mila posti di lavoro (di cui circa 50mila legati all’occupazione diretta). “In questa analisi”, aggiunge Marangoni, “non abbiamo valutato il valore dei benefici ambientali, i danni evitati, il sollievo prodotto sulla bilancia dei pagamenti dalla riduzione dell’acquisto di combustibili fossili: ci siamo limitati a un puro conteggio del fatturato e dell’occupazione escludendo dal calcolo i proventi finiti fuori dal perimetro dell’Italia”.
Analizzando le varie tecnologie si nota che quelle che creano maggior valore aggiunto sono fotovoltaico, eolico on-shore e biomasse (che registrano rispettivamente 39, 34 e 28 miliardi di euro di valore aggiunto nello scenario spinto). Le biomasse sono la tecnologia a più alta intensità di lavoro, con oltre 37mila occupati totali al 2030.
Fonte: La Repubblica