Il business dell’energia pulita vale oltre 500 miliardi di dollari

151545180-2de760c7-072c-4dcf-ad06-f4a4e67a0900Il 23 ottobre l’Europa deve decidere il suo futuro energetico. Al Verona Efficiency Summit i dati sui vantaggi che si potrebbero ottenere

L’efficienza energetica può valere 310 miliardi di dollari l’anno. E le rinnovabili ne hanno già fatturati 214 l’anno scorso. È un bel pezzo della nuova economia in crescita che potrebbe prendere il posto di quella tradizionale, in ritirata. Ma l’Europa, che per anni ha avuto la leadership politica del settore, riuscirà a ottenere i benefici della crescita che aveva previsto, o sarà battuta sul filo di lana per le incertezze nella fase finale della corsa?

È la partita che si gioca il 23 e 24 ottobre al Consiglio informale dei ministri della Ue. La Commissione chiederà di portare l’obiettivo al 2030 al più 30% per l’efficienza e al più 27% per le rinnovabili, mentre il Parlamento sollecita un target più ambizioso e vincolante per tutti gli Stati. Entro pochi giorni bisognerà decidere.
“C’è uno scarto drammatico tra il potenziale dell’energia pulita ed efficiente e le scelte politiche concrete”, osserva Francesco Ferrante, di Green Italia. “Per le rinnovabili puntare al 27% vuol dire limitarsi a incassare quello che è già stato fatto e fermare la spinta verso l’innovazione tecnologica e di sistema. L’Italia rischia di pagare un prezzo pesante in termini di perdita di occupazione”.

I conti di quello che rischiamo sono stati fatti al Verona Efficiency Summit che si conclude oggi. Li Yong, direttore dell’Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), ha detto che rimandare il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020, cioè evitare di investire una cifra complessiva pari a 1.500 miliardi di dollari in tecnologia, implicherebbe una spesa aggiuntiva di 5.000 miliardi di dollari per evitare il disastro climatico prodotto dall’uso crescente di combustibili fossili.
E Maria Van der Hoeven, direttore dell’Iea (International Energy Agency) ha aggiunto che il valore complessivo del mercato globale dell’efficienza energetica è stimato in almeno 310 miliardi di dollari all’anno. Le misure di efficienza energetica entro il 2020 contribuiranno per il circa il 60 per cento alla riduzione globale delle emissioni di CO2 relative al settore energetico: l’efficienza ha il più alto potenziale di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, seguita a ruota dalle fonti rinnovabili.

Del resto l’Europa ha già dimostrato con i fatti che, grazie a un uso più accorto dell’energia, il Pil può crescere mentre i consumi energetici diminuiscono. “Nel periodo tra il 1995 e il 2013 il consumo lordo interno di energia primaria nell’Unione Europea è calato, mentre il PIL è aumentato”, ha detto Claudia Canevari, della Direzione generale energia della Commissione europea.

 

Fonte: La Repubblica

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