Mattoni di canapa e case di paglia. Il futuro è anche nella neoedilizia

180512254-4429184a-aa9b-4af5-aeba-4b11594752f8Le tecniche costruttive fanno passi da gigante, i costi dell’architettura naturale sono ormai uguali a quelli dell’edilizia tradizionale e i vantaggi ambientali sono enormi, con consumi d’acqua ridotti del 90%. Eppure fra progettisti e maestranze c’è scetticismo e scarsa conoscenza

OGNI COSA che puoi immaginare, la natura l’ha già creata, diceva Albert Einstein. E questo vale anche per I mattoni, il cemento e tutto ciò che da anni utilizziamo per costruire le nostre case. Il termine “rinnovabile” viene infatti solitamente utilizzato, in termini energetici, per indicare l’impiego di fonti di energia come sole, vento, geotermia e biomassa, ma in realtà può essere anche usato per definire i materiali da costruzione costituiti esclusivamente da prodotti naturali. I primi a parlare di questo nuovo modo di sfruttare le risorse del pianeta, che va sotto il nome di “neoedilizia”, sono stati, in Italia, gli esperti dell’Anab, poche settimane fa, al Klimahouse di Bolzano, la fiera internazionale specializzata in efficienza energetica e sostenibilità in edilizia, dove è stato illustrato come sia possible realizzare mattoni con la semplice canapa, in base ai dettami di un’antica tecnica costruttiva.

Il mattone vegetale, hanno spiegato al meeting sull’ecologia, non solo è biodegradabile, ma molto conveniente sotto il profilo dei consumi. “Un suo utilizzo permette di risparmiare il 90% di acqua rispetto a quella necessaria nel caso del cemento e poco meno di un terzo di energia – ha spiegato Erich Trevisiol, docente di Progettazione sostenibile all’università Iuav di Venezia – In più, usare la canapa vuol dire poterla coltivare e produrre davanti al cantiere, in modo da avere la materia prima davvero a chilometro zero”. Il ministero per le Politiche agricole ha inoltre recentemente pubblicato un bando per il sostegno della dei progetti di Filiera riguardante anche la coltivazione della canapa, pianta preziosa perché utilizzabile in bioedilizia, nel tessile, nelle cure naturali, nei laboratori chimici e a scopo alimentare e medico. Le domande per il finanziamento agevolato potranno essere presentate dopo il 1° aprile 2013 e i finanziamenti sono regolati dal Decreto 19-12-2012 e dalla Circolare 558 del 20-12-12.

Mentre la maggior parte fra progettisti, costruttori e proprietari di casa ancora fatica a capire i vantaggi delle più elementari forme di risparmio energetico negli edifici italiani, la ricerca fa dunque passi da gigante. E le avanguardie già si confrontano sui nuovi termini del settore: “neoedilizia” e “post-sostenibilità”.

Il settore delle costruzioni incide per il 40% sui consumi di energia, per il 30% sull’uso di risorse naturali e sulla produzione di rifiuti e per il 20% sul consumo d’acqua, ed è inoltre causa del 40% delle emissioni di anidride carbonica. “Ormai  –  continua Trevisiol  – viste le tecniche costruttive che abbiano già a disposizione, per poter essere davvero sostenibile, l’edilizia deve preoccuparsi del nesso esistente tra acqua, energia e cibo, puntando quindi a ridurre quanto più possibile il consumo di questi tre fattori”.

Dal punto di vista tecnico non ci sono ostacoli da superare per una diffusione su larga scala dei principi dell’architettura naturale, se non lo scarso aggiornamento di architetti, ingegneri e operai edili. “Se non entriamo nella testa dei progettisti, i clienti non arriveranno mai a sapere che esiste la possibilità di costruire in modo diverso e con maggiori vantaggi ambientali ed economici”, continua Trevisiol. “La cosa più difficile da fare  –  spiega – è convincere gli operai e imprese a usare questi materiali”.

I costi di costruzione della bio e neoedilizia negli ultimi anni sono diminuiti tanto da essere oggi assolutamente comparabili con quelli dell’edilizia tradizionale. “Dieci anni fa era attorno al 15%. Oggi il differenziale è a zero” conferma il professore.

Allo scarso know how di progettisti e maestranze si aggiunge poi la normativa italiana, spesso poco attenta a stimolare la diffusione di soluzioni a basso impatto ambientale e per di più demandata agli enti locali, e quindi teatro di una strana convivenza tra eccellenze e norme arretrate. “L’Italia  –  conclude Trevisol – è a macchia di leopardo. Ogni Regione ha le sue norme. Addirittura i nuovi materiali non trovano spazio nei prezziari di molte realtà locali. È difficile pure insegnare le normative all’università. Una situazione di arretratezza che dobbiamo sconfiggere, perché se non puntiamo con decisione su questi nuovi tipi di produzioni non usciremo mai dalla crisi”.

Grazie anche ad aziende tutte italiane come la Equilibrium di Lecco, la canapa è oggi impiegata anche per realizzare un “cemento” tutto naturale, il Natural Beton, che si ottiene combinando meccanicamente, a temperatura ambiente, truciolato vegetale di canapa con un legante a base di calce (la parte vegetale assolve la funzione di aggregato in sostituzione di ghiaia, pietrisco e sabbia). Tra gli esempi già realizzati in Italia con questo prodotto ci sono due edifici residenziali nel vicentino, uno costruito con una struttura portante in legno massello interamente isolata con Natural Beton, l’altro, con lo stesso prodotto, articolato in tamponamenti spessi 38 centimetri inseriti in una struttura in legno.

Un altro progetto, anch’esso tutto italiano, “Ri-partire dalla paglia“, ideato da società n.o.v.a. civitas Nuovi Organismi di Vita Abitativa, Fondazione Pistoletto Onlus  –  cittadellarte, Politecnico di Torino  –  DIST e Architettura Senza Frontiere Onlus Piemonte, sperimenta invece la tecnologia costruttiva della paglia di riso attraverso la realizzazione di un padiglione costruito in balle di paglia, e concepisce l’abitare come snodo primario del rapporto tra la persona e l’ambiente e intende la casa come una vera e propria “terza pelle” per chi la abita.

L’auspicio è dunque quello di cominciare a sfruttare le risorse naturali in modo davvero intelligente, approfittando delle continue opportunità offerte da un mercato in fermento. L’unico ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo, a quanto pare, siamo noi.

Fonte: La Repubblica

Immagini

 

Non è possibile commentare.