Mercato immobiliare, studio sull’impatto della classe energetica sul valore commerciale
Secondo un’indagine di I-Com, nella valutazione del prezzo medio di vendita di una casa il risparmio energetico pesa per il 18,4%
Un settore potenzialmente molto interessante ai fini dell’efficienza energetica in edilizia è rappresentato dagli investitori professionali, in particolare dai gestori dei fondi immobiliari.
L‘Istituto per la Competitività (I-Com) ha analizzato il ruolo che l’efficienza energetica riveste per questi attori del mercato immobiliare, attraverso un questionario distribuito, con la collaborazione di Assoimmobiliare ai principali fondi immobiliari attivi in Italia e che gestiscono patrimoni immobiliari esistenti (sono stati esclusi dall’indagine gli edifici di nuova costruzione).
L’indagine di I-Com è stata inserita nel secondo Rapporto sull’Efficienza Energetica (RAEE), edito nel dicembre 2012 dall’Enea e presentato il 23 gennaio scorso. Nel capitolo curato da I-Com è stata analizzata anche la relazione tra qualità energetica e valore commerciale di un immobile.
Il risparmio energetico non incide ancora molto sul prezzo delle case
Dallo studio dell’Istituto per la Competitività emerge che nella scelta di un immobile ad uso residenziale il risparmio energetico (sebbene utile nell’attuale periodo di crisi) non incide ancora molto: nella valutazione del prezzo medio di vendita di un’abitazione, il risparmio energetico pesa per il 18,4%, mentre l’accessibilità ai servizi e ai mezzi di trasporto, la posizione e la vicinanza al centro incidono di più, fino al 25%.
In una grande città come Roma, il risparmio energetico incide sul prezzo di un immobile in periferia per il 9,7%, mentre la luminosità pesa per il 10% e il panorama per il 20%.
I fondi immobiliari
Per quanto riguarda i fondi immobiliari, le 8 società coinvolte nell’indagine gestiscono un patrimonio immobiliare con un valore netto superiore ai 3 miliardi di euro ed una superficie di oltre 13,6 milioni di m2, prevalentemente costituito da uffici (35%), strutture commerciali (26%) e con una buona distribuzione geografica sul territorio nazionale (45,2% al Nord; 28,4% al Centro; 26,1% al Sud e Isole e un residuale 0,3% all’estero).
Tutte le società coinvolte hanno effettuato interventi di efficienza energetica sul proprio patrimonio immobiliare (in particolare cinque su otto negli ultimi 5 anni), coinvolgendo circa un quarto del patrimonio gestito e per un investimento complessivo pari a oltre 210 milioni di euro.
Gli uffici sono la tipologia di edifici maggiormente interessata dagli interventi di efficienza energetica (sei società su otto), seguito dal settore commerciale (due su otto).
La distribuzione per tipologia di intervento è molto variegata, e vede azioni sia sugli impianti (illuminazione e sistemi di condizionamento ambientale) e sulle strutture (isolamento termico) in sei casi su otto, seguita dall’installazione di sistemi di monitoraggio dei consumi (cinque casi su otto) e dall’installazione di sistemi di generazione da fonti rinnovabili (tre casi su otto).
Per quanto concerne le risorse per gli interventi in efficienza energetica, la maggior parte dei rispondenti (il 50%) ha indicato come fonte di finanziamento le proprie risorse, uno ha indicato un sistema misto (40% risorse proprie e 60% risorse a debito). Anche il ricorso a incentivi o detrazioni è molto limitato (solo un rispondente su otto).
Il bilancio degli interventi eseguiti è positivo in sei casi su otto, mentre in un solo caso è stato indicato un risultato negativo. Tra le motivazioni principali di questo risultato sono stati indicati il rendimento economico dell’investimento e l’aumento di valore di mercato dell’immobile, seguiti dal ritorno di immagine per la società.
Dall’indagine di I-Com emerge che il principale ostacolo agli investimenti in efficienza energetica è rappresentato dai tempi di ritorno degli investimenti troppo elevati, seguito dall’assenza di incentivi adeguati. Residuali appaiono essere le barriere conoscitive, la difficoltà di valutare gli interventi da un punto di vista tecnico ed economico e la difficoltà di valutare l’affidabilità delle imprese che operano nel settore dell’efficienza energetica.
Tra gli stimoli più efficaci per incoraggiare gli operatori a realizzare interventi di efficienza energetica sul proprio patrimonio sono stati indicati le agevolazioni fiscali(al primo posto), un sistema più efficace di certificazione dei risparmi (al secondo posto), i sistemi di accredito delle imprese che operano nel settore dell’efficienza energetica e strumenti finanziari ad hoc.
Le ESCo sembrano non giocare un ruolo di primo piano nel fornire servizi di efficienza energetica “chiavi in mano“ alle imprese immobiliari (comprensivi quindi non solo della parte tecnologica, ma anche della parte finanziaria), e sembrano operare perlopiù nel settore della gestione immobiliare conto terzi, ossia come operatori di facility management.
Fonte: Casa & Clima