Mezzo governo si schiera per la green economy

154528931-b872bf65-c81a-4531-b79d-6a691d7291f2La presa di posizione nel corso della conferenza “La natura dell’Italia”. Ora si attendono impegni meno discontinui di quelli finora registrati sul fronte dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, dell’edilizia di qualità mirata alla ristrutturazione dell’esistente

Mezzo governo si schiera a favore della green economy. Per il ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni “il sodalizio tra ambiente ed economia può diventare il motore di una ripresa che sostenga l’Italia in modo equilibrato”. Per il ministro del Lavoro Enrico Giovannini il modello è la Norvegia, un paese in cui a farsi garante dello sviluppo sostenibile è lo stesso ministero del Tesoro. Per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin l’ambiente coniugato agli investimenti in ricerca scientifica “può dare origine a un nuovo manifatturiero in Italia”. E alla conferenza La natura dell’Italia: la green economy per il rilancio del paese, promossa dal ministero dell’Ambiente con l’aiuto di Federparchi, Unioncamere e Fondazione per lo sviluppo sostenibile, sono arrivati anche i messaggi di solidarietà del capo dello Stato e del presidente del Consiglio, che ha collegato questa scommessa a un rilancio dell’occupazione.

Ma, a giudicare dall’accoglienza che ha ricevuto il convegno all’università romana la Sapienza (un corteo di 200 studenti ha espresso il suo scetticismo nei confronti del governo con petardi e fumogeni lanciati davanti al rettorato), per essere credibile la proposta dovrà essere supportata da impegni meno discontinui di quelli finora registrati sul fronte dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, dell’edilizia di qualità mirata alla ristrutturazione dell’esistente.

A tracciare questa road map verso la sostenibilità è stato il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che ha ripercorso il lungo elenco delle partite aperte. La vivibilità delle grandi città, soffocate da una nuvola di smog che le pone nell’illegalità per molti giorni all’anno causando migliaia di vittime (“Abbiamo 30 aree urbane tra le più inquinate e congestionate d’Europa, essenzialmente per il traffico veicolare privato: attiveremo finanziamenti per la conversione dei mezzi di trasporto pubblico, per potenziare piste ciclabili e aree pedonali, per promuovere l’uso di mezzi elettrici o ibridi”). La moltiplicazione delle frane e delle alluvioni, figlia del caos climatico e dell’ipertrofia dell’asfalto (“Venerdì il Consiglio dei ministri approverà la legge contro il consumo del suolo”). La necessità di rallentare gli sprechi recuperando la materia utilizzata nel ciclo produttivo (“L’industria del riciclo dà già lavoro a 50 mila persone e fattura 10 miliardi di euro”).

In questa prospettiva – secondo i dati presentati alla conferenza – il sistema delle aree protette offre possibilità interessanti sia per il turismo (101 milioni di presenze, con un trend in crescita) che per la capacità di far nascere imprese (il Pil delle aree protette ha avuto una forte crescita concentrata nell’ultimo decennio: tra il 2000 e il 2011 si è registrato un aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9% della media italiana e del 6,7% delle aree simili ai parchi dal punto di vista socioeconomico: una velocità di crescita doppia).
In particolare, osserva Fernando Spina, biologo dell’Ispra, è interessante confrontare la differenza di reddito tra i due usi possibili della natura: quello consumistico e quello conservativo. Alle Turtle Islands, un arcipelago diviso tra due Stati, le uova di tartaruga vengono mangiate o usate per farmaci venduticome afrodisiaci nelle Filippine, mentre sostengono l’ecoturismo in Malesia: il fatturato ottenuto in Malesia è doppio rispetto a quello ricavato nelle Filippine.

E in una fazenda del Pantanal, in Brasile, hanno risolto economicamente il problema dei danni all’allevamento causati dai giaguari organizzando tour notturni per gli appassionati di natura: in cinque anni hanno fatturato mezzo milione di dollari a fronte di 20 mila dollari di danni prodotti dai giaguari.

 

Fonte: Repubblica

 

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