Riciclare conviene a tutti, incenerire conviene ai soliti.
“La crescita ecocompatibile è l’unica forma di futuro sostenibile, per l’Europa e per il mondo intero L’industria e l’ambiente devono andare di pari passo, perché nel lungo periodo gli interessi di chi opera in questi due campi sono gli stessi”.
(Janez Potočnik – il Commissario europeo per l’Ambiente)
Come ormai d’abitudine, la nostra classe politica è sempre pronta a giustificare le peggiori nefandezze trincerandosi dietro al motto sempreverde di “ce lo chiede l’Europa!” (che ricorda il “Dio lo vuole!”delle Crociate. Altri tempi, altri Dei). Ma il punto è che se l’Europa ci “chiede” (in realtà ce lo impone) di spegnere entro il 2020 tutti gli inceneritori, ecco che il motto perde la sua universale valenza e viene bellamente ignorato, perché “non c’è l’alternativa” , dicono.L’alternativa agli inceneritori però esiste eccome, e gli esempi che si possono fare sono moltissimi.
Quest’alternativa non la vede solo colui che si ostina a tenere gli occhi chiusi, forse per via del fumo che gli ottunde la vista a furia di incenerire le buone idee.
Poiché ormai è evidente come dall’alto non verrà mai nessuna soluzione in proposito, occorre farsi carico del problema individualmente, ciascuno di noi. E per prima cosa, se davvero vogliamo risolvere questo annoso problema, bisogna innanzitutto capire che:
1. Il problema dei rifiuti non è un problema ingegneristico, ma prima di tutto culturale. Siamo abituati allo spreco, non riusiamo e non ripariamo più le cose. In una società evoluta i rifiuti non dovrebbero esistere;
2. Quelli che noi chiamiamo “rifiuti”, indistintamente, sono spesso in realtà risorse. Buttare o incenerire una risorsa è, specie in tempo di crisi, la maggiore delle idiozie;
3. Il rifiuto è comunque un errore di progettazione che va evitato. Prevenire i rifiuti a monte, ripensando le cose a partire dal loro design;
4. A farsi carico del costo di smaltimento dei rifiuti devono essere i produttori che li mettono in commercio, non coloro che li comprano;
5. La direzione in cui sta andando il futuro è quella in cui finalmente il passaggio di status da rifiuto a materia prima seconda deve poter avvenire anche a livello domestico o condominiale o di quartiere, con tecnologie già sperimentate sia in Italia che nel resto d’Europa.
Facciamoci un favore dunque, e non chiamiamoli più rifiuti: sono materie e risorse preziosissime. Una bottiglia di plastica vuota ad esempio, assume lo status di rifiuto quando non è più utile, ma non per questo cambia le sue caratteristiche fisiche e chimiche (P.E.T. era prima dell’uso e P.E.T. è adesso). E qui la nostra ignoranza, alimentata dall’a-cultura dello spreco, dell’obsolescenza programmata e dell’usa e getta, fa più che mai comodo a tutti coloro che hanno interesse affinché quella bottiglia assuma lo status di rifiuto. Infatti ci hanno persuaso che essa non abbia alcun valore per noi, ma ecco il paradosso che entra in azione. Paghiamo qualcuno affinché ce ne liberi, incenerendole, e poi lo paghiamo di nuovo perché ci venda l’energia costosissima che senza i nostri rifiuti non avrebbe potuto produrre, per scaldare le nostre case colabrodo che disperdono il 70% di questa energia all’esterno. Una presa per i fondelli elevata al cubo, che a furia di lobotomie televisive ci sembra innocua, anzi ci piace.
E pensare che dalla stessa bottiglia ci si potrebbe addirittura guadagnare, portandola in quei centri di riciclo e produzione di materie prime seconde (Vedelago esiste!), che ci pagherebbero in quanto fornitori a tutti gli effetti.
Ogni rifiuto infatti ha, che ci piaccia o no, un valore intrinseco di oggetto/materia, che a molti fa gola. Facciamo che allora questa gola costi qualcosa anche a loro. Quando facciamo la differenziata, nei casi ordinari, nessuno ci paga, e questo perché si approfitta della nostra necessità di volersi disfare dalle bottiglie vuote lasciandone accaparrare in quantità e a costo zero a soggetti che ci guadagnano alla grande, proprio grazie alla nostra “inutile” bottiglia vuota.
Perché allora questi discorsi ce li facciamo sempre tra noi, e nessuno (o quasi), ne discute mai ai piani alti, tanto della politica, quanto dell’informazione? La risposta é semplicissima: a riciclare si riduce il volume dei rifiuti, e partiti e mafia rischiano di non poter più costruire gli inceneritori e comunque guadagnare sul business dei rifiuti.
L’evidenza è sotto gli occhi di tutti, togliamoci i paraocchi e riconosciamo che il problema dei rifiuti è tutto fuorché un problema tecnico. Ma finché affideremo la soluzione dei problemi a chi li ha creati (più per dolo che per incompetenza o negligenza), questa soluzione ce la possiamo anche scordare.