Rinnovabili al 100%. La Danimarca mostra come si fa
Liberarsi completamente dalle fonti fossili si può fare in tempi relativamente rapidi e con costi sostenibili. Lo dimostra un studio dell’Agenzia per l’Energia della Danimarca, paese che vuole soddisfare con le rinnovabili il 100% della domanda elettrica e per il riscaldamento entro il 2035 e tutti i consumi, trasporti compresi, al 2050.
Il 100% rinnovabili sul breve-medio termine non è una fantasia da ecologisti integralisti. Se c’è la volontà politica è uno scenario raggiungibile in tempi relativamente rapidi, con costi assolutamente sostenibili e grandi ricadute positive in termini di sicurezza energetica e occupazione, oltre che di salute, tutela dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico. La Danimarca lo sta dimostrando: uno studio governativo pubblicato qualche giorno fa porta nuove indicazioni sulle strade che il paese può percorrere per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si è dato, cioè liberarsi completamente dalle fonti fossili entro il 2035 per quel che riguarda l’elettricità e il riscaldamento e andare il 100% da rinnovabili, decarbonizzando completamente anche il settore trasporti, entro il 2050.
Nel report, titolo inglese Energy Scenarios for 2020, 2035 and 2050 (summary allegato in basso), si mettono a confronto 5 scenari: uno in cui le fonti fossili permangono e quattro in cui vengono eliminate, come da obiettivi nazionali. Tra le quattro strade per liberarsi completamente da gas, petrolio e carbone una, battezzata “Wind”, punta soprattutto su eolico e elettrificazione dei trasporti (ma le biomasse e il biogas hanno comunque un ruolo importante), una, “Biomass”, punta molto sullebiomasse, “Bio+” prevede un sistema basato sui combustibili attuali dove però carbone, petrolio e gas siano sostituiti da biomasse, biocarburanti e biogas, mentre in “Hydrogen” c’è l’idrogeno a svolgere un ruolo importante di vettore energetico per accumulare l’energia prodotta dalle rinnovabili, eolico in primis.
Ne esce che gli scenari fossil-free sono solo poco più costosi rispetto a quello in cui le fossili hanno ancora un ruolo: il più economico tra gli scenari 100% rinnovabili costerebbe solo 800 milioni di euro più dello scenario “Fossil fuels”, cioè sarebbe più caro solo del 5%. Il costo stimato di avere un sistema energetico completamente decarbonizzato al 2050 va da circa 18 a 21 miliardi di euro. Il grosso dello sforzo, circa metà della spesa stimata nei vari scenari, si deve al settore trasporti. Il bivio davanti al quale la Danimarca si trova, emerge dal report, è tra puntare più su vento ed elettrificazione o più sulle biomasse: puntare sulle bioenergie è più economico e richiede meno investimenti in infrastrutture, ma dà meno sicurezza energetica e il risparmio potrebbe essere vanificato da un aumento dei prezzi delle biomasse.
Quale sia la strada che sceglierà, il paese scandinavo conferma di essere un passo avanti rispetto al resto del mondo. La trasformazione del sistema energetico qui è già in fase avanzata: nel 2012 il vento forniva il 25% del fabbisogno elettrico, nel 2013 è arrivato al 33%. Per il 2020 si punta ad ottenere dal vento il 50% dell’elettricità e gli sforzi per adattare la rete elettrica ad una tale penetrazione di questa fonte non prevedibile stanno facendo della Danimarca un paese all’avanguardia sulle tecnologie e sulle soluzioni per la smart grid. Anche su biomasse, biogas, biometano e teleriscaldamento il Paese è all’avanguardia, mentre c’è un forte supporto anche all’elettrificazione dei trasporti.
Se la Danimarca è la prima della classe su questo fronte, va sottolineato, è perché a Copenhagen la transizione energetica è una priorità nazionale che ha messo d’accordo praticamente tutti gli schieramenti politici. L’obiettivo del 100% rinnovabili che il paese ha adottato a marzo 2012 è stato approvato dal Parlamento danese con 171 voti su 179. A febbraio tutti i maggiori partiti, dai Socialdemocratici al governo, ai Conservatori, ai Socialisti fino all’Alleanza Rosso-Verde, hanno votato compatti per nuovi obiettivi ancora più ambiziosi: una legge che impone alla Danimarca di tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990entro il 2020.
Dunque, mentre in Italia non mancano (sia nel centrodestra che nel centrosinistra) esponenti politici di primo piano che invitano a frenare sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla lotta la global warming perché sono un costo insopportabile per l’economia, il Parlamento danese votava quasi all’unanimità per alzare del 10% l’obiettivo assegnato dall’Europa.
Fonte: Qualenergia