Sprechi energetici, l’Italia spende 47 miliardi l’anno. Da Ance, Cnappc e Legambiente proposte al Governo
L’Italia spende 45,2 miliardi di euro ogni anno per consumi termici ed elettrici negli 11, 8 milioni di edifici residenziali; 1,3 miliardi nelle 52mila scuole; 644 milioni nei 13,7mila edifici pubblici. Il 49% di edifici per uffici pubblici ha più di 70 anni, e fra le scuole costruite più di 50 anni fa, il 35% ha il vetro singolo.
Questo il quadro preoccupante che emerge da una ricerca del Cresme, presentata in occasione del Forum RI.U.SO 03 promosso da Ance, Consiglio Nazionale Architettie Legambiente.
Investimenti, in aumento la manutenzione e il recupero
La ricerca evidenzia un significativo cambiamento delle caratteristiche del mercato delle costruzioni. Tra 2006 e 2013, infatti, il valore complessivo della produzione di tale mercato si è ridotto del 32%; gli investimenti in nuova edilizia residenziale sono crollati del 58,7% e il giro di affari del mercato immobiliare si è ridotto, a causa del crollo del numero delle compravendite e dei prezzi, del 60%. Di contro, il peso dell’attività di manutenzione e recupero del patrimonio esistente sul totale del valore della produzione è cresciuto di oltre 11 punti percentuali.
La crescita dell’attività di recupero è dipesa, da un lato, dalla pesante riduzione degli investimenti per le nuove costruzioni, crollati in termini assoluti e a valori correnti, da 85 miliardi di euro del 2006 a meno di 51 nel 2013; dall’altro, dalla crescita dell’attività dimanutenzione, rinnovo, recupero, che è passata, sempre in valori correnti, dai 106,5 miliardi di euro del 2006 ai 115,1 del 2013.
Secondo il Cresme, nel 2013 il valore della produzione delle costruzioni è stato pari a 173,5 miliardi di euro (comprensivi degli investimenti in impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili ed escluse le spese per i trasferimenti di proprietà), mentre la spesa per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente, che comprende anche l’efficientamento energetico, è ammontata a 115,1 miliardi di euro, pari al 66,4% dell’intero mercato delle costruzioni. E se a questi vengono aggiunti i 7,5 miliardi di euro degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili, si supera il 70% del valore delle costruzioni.
L’importanza delle detrazioni fiscali
Negli anni 2000 la crescita del valore della produzione del mercato del recupero e dell’efficientamento energetico, oltre a quello delle fonti energetiche rinnovabili, è stata sostenuta dalle misure fiscali volte ad agevolare queste attività. Si tratta di una delle poche politiche industriali di settore che, pur caratterizzata da continuità faticosa, ha segnato un intero periodo economico. E se gli effetti degli incentivi sul mercato non sono stati secondari, anche per lo Stato i conti non sono stati negativi. Sempre nel 2013, gli incentivi per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica sono ammontati a 19 miliardi di euro pari al 42% del residenziale, di cui 14,5 miliardi gli investimenti incentivati per la ristrutturazione edilizia e 4,5 quelli per la riqualificazione energetica.
Dai costruttori, architetti e ambientalisti proposte condivise
In un documento congiunto, Ance, Consiglio Nazionale Architetti e Legambiente chiedono a Governo e Parlamento di “aprire subito i cantieri della riqualificazione energetica e antisismica”, e avanzano alcune proposte: escludere dal patto di stabilità gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio pubblico, finanziati dalle Regioni e dagli Enti Locali; istituire un fondo nazionale di garanzia presso la Cassa depositi e prestiti per favorire l’accesso al credito da parte degli Enti Locali, dei proprietari di abitazioni, dei condomini e locali ad uso commerciale che intendano investire nella riqualificazione energetica e antisismica; snellire le procedure e introdurre incentivi per consentire di realizzare questi interventi sui condomini, ossia proprio dove vivono oltre 20 milioni di italiani. Queste proposte spingono sull’innovazione e la qualità degli interventi, essendo legate a precisi obiettivi energetici da certificare: riduzione di almeno il 50% dei consumi per il riscaldamento delle famiglie e miglioramento antisismico degli edifici.
Reinvestire sulle politiche urbane: l’appello al Governo Renzi
“Al nuovo Governo chiediamo impegni seri e responsabilità precise – sottolineano costruttori, architetti e ambientalisti – in tema di politiche urbane che, da oltre 20 anni, sono state escluse da qualsiasi investimento e intervento. Per tornare a creare lavoro e dare risposta ai problemi delle famiglie oggi è fondamentale puntare sui cantieri della riqualificazione del patrimonio edilizio e delle città. Dal Governo Renzi ci aspettiamo una particolare attenzione a come attrarre le risorse previste dalla programmazione europea 2014-2020 proprio per l’efficienza energetica e le aree urbane”. “Non c’è crescita senza lo sviluppo e l’ammodernamento delle città e tornare ad investire nelle politiche urbane rappresenta una scelta coerente con l’obiettivo di guardare al futuro e di portare il Paese fuori dalla crisi”, concludono Ance, Cnappc e Legambiente.
Fonte: Casa&Clima