Per riscaldare l’Italia rilanciamo le rinnovabili termiche
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Dopo l’audizione al Senato del ministro dello Sviluppo Economico piovono repliche da parte del settore delle rinnovabili e dal fronte ambientalista
– Le anticipazioni del nuovo Piano Energetico Nazionale, rivelate ieri alla Commissione industria del Senato dal Ministro dello Sviluppo, ottengono il plauso di quanti sono convinti che l’efficienza energetica possa davvero costituire il prossimo driver di sviluppo e il biasimo di coloro che, ancora una volta, vedono le fonti rinnovabili frenate con ogni mezzo. Durante l’audizione a Palazzo Madama il ministro Passera ha illustrato un documento incentrato sugli obiettivi e le priorità della nuova strategia energetica nazionale e sul ruolo delle energie rinnovabili, rilevando l’intenzione del Governo di voler favorire gli interventi diefficienza energetica, lo sviluppo di un hub del gas Sud-europeo, lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, il rilancio della produzione di idrocarburi, e la modernizzazione del sistema di governance del settore.
Ma sebbene alla meta finale ci sia sempre l’intenzione di “superare gli obiettivi di Europa 20-20-20, puntando ad arrivare per quanto riguarda la produzione elettrica verde al 32-35 per cento”, in prospettiva rimane salda la convinzione di voler correggere gli incentivi dedicati alle rinnovabili, “in modo da premiare maggiormente le tecnologie più virtuose”.
A quanto dichiarato durante l’audizione risponde prontamente la FIPER che chiede che nella nuova edizione del Piano Energetico Nazionale “venga definita una strategia chiara e condivisa per la promozione delle fonti rinnovabili termiche. Nel nome della razionalizzazione, auspicata dal ministro, è prioritario definire costi/benefici di ogni singola tecnologia termica in termini energetici, occupazionali e ambientali per il Sistema Paese e quindi favorire le più competitive”.
“Se dalle trivellazioni – continua l’Associazione – non è certa la quantità di idrocarburi disponibile, conosciamo molto bene il potenziale energetico dei nostri boschi abbandonati, cresciuti a dismisura negli ultimi anni. Incentivare la filiera biomassa-energia per la produzione di calore significa soprattutto creare occupazione in ambito locale, e promuovere un modello di economia sostenibile. In Italia è disponibile biomassa legnosa vergine proveniente da bosco, sufficiente a riscaldare 801 comuni alpini e appenninici oltre agli 85 già riscaldati dal teleriscaldamento a biomassa”. A questi dati vanno aggiunti quelli relativi al biometano agricolo: 7-8 miliardi di metri cubi in grado di coprire almeno il 10% dei consumi nazionali, oltre che di attirare investimenti, creare nuovi posti di lavoro su territorio e alleggerire la bilancia commerciale.
Sulla questione si inserisce anche Legambiente “Le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l’efficienza energetica sono la strada maestra per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese – ha commentato il presidente Vittorio Cogliati Dezza –. Sono questi gli ingredienti di una ricetta democratica, valida per tutto il paese, al contrario di quello che succederebbe con l’estrazione di petrolio, per cui si arricchirebbero in pochi ma si danneggerebbe il patrimonio ambientale di tutti. Il Governo dovrebbe dare certezze allo sviluppo di uno scenario energetico sostenibile, cambiando i decreti attraverso il coinvolgimento delle aziende e delle associazioni del settore e presentando, finalmente, i decreti sulle rinnovabili termiche che si attendono ormai dal settembre 2011”.
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